Ormai uno degli argomenti più sdoganati e di cui si parla di più è quello della possibilità di fare un tatuaggio è ormai un tatuaggio non è più un qualcosa di strano e men che mai qualcosa di trasgressivo,perché le persone ormai sono abituate a vederlo addosso a chiunque e tutti ormai si fanno tatuaggi a prescindere dall’età e a prescindere da sé stessi e a prescindere anche dall’origine, e quindi da dove arrivano
E se anche una persona non ha mai avuto un tatuaggio e non ha intenzione di farsene fare uno comunque avrà qualche persona vicina che lo ha e quindi ormai non si fa nessun problema a parlarne, o a chiedere informazioni anche per un discorso di curiosità
E questo che abbiamo detto fino ad ora non dobbiamo darlo per scontato perché in effetti fino a un po’ di anni fa forse un decennio c‘erano molti pregiudizi sulle persone che si facevano un tatuaggio
Addirittura dobbiamo ricordare che in paesi come il Giappone il tatuaggio veniva associato a fenomeni mafiosi e quindi in quel caso alla famosa mafia yakuza, e addirittura un tatuaggio veniva messo in fronte a quelle persone che hanno dei criminali quasi per farli riconoscere all’esterno, e quindi era un marchio a fuoco nel senso negativo del termine
Poi come sempre succede quando si parla di un qualcosa di collettivo più le informazioni passano e quindi più le persone hanno conosciuto i tatuaggi tramite persone vicine che se ne sono fatte fare uno e più hanno iniziato ad avere meno pregiudizi e a pensare che non c’è niente di male poi alla fine visto che poi ognuno tratta il suo corpo come vuole
Semmai solo quando si deve fare un tatuaggio un minorenne giustamente i genitori vogliono vederci chiaro e nella maggioranza dei casi non tanto per proibirlo anche per evitare che poi i loro figli si rivolgono a persone non professioniste,ma appunto verificare che siano dei professionisti qualificati e non dei dilettanti che gliene facciano uno anche per evitare rischi di infezioni e parliamo di quelle persone che utilizzano gli strumenti per fare il tatuaggio senza preoccuparsi della parte dell’igiene
Dobbiamo scegliere un professionista che si occupa di tatuaggi che ci dia tutte le garanzie del caso
Come dicevamo dal titolo di questa seconda parte comunque se decidiamo di farci un tatuaggio dobbiamo scegliere un professionista o una professionista che ci chiede delle garanzie e per questo ci sono vari modi
Infatti da una parte potremmo iniziare a far girare la voce e quindi andare a parlare con degli amici o colleghi di lavoro che sappiamo che hanno un tatuaggio per farci dare i loro contatti da questo punto di vista perché di sicuro avranno un tatuatore o una tatuatrice di cui si fidano, e quindi più o meno andremo a botta sicura
Un’altra possibilità potrebbe essere quella di andare noi a guardare le varie recensioni su internet degli altri clienti per capire come si sono trovati e poi scegliere.
Link Utili:
Il tatuaggio (derivato dal francese tatouage, a sua volta dal verbo tatouer e questo dal termine anglosassone tattoo, adattamento del samoano tatau) è sia una tecnica di decorazione pittorica corporale dell’uomo, sia la decorazione prodotta con tale tecnica. Tradizionalmente la decorazione è destinata a durare per molto tempo,a volte per sempre, ma in tempi recenti sono state inventate tecniche per realizzare tatuaggi temporanei.
Nella sua forma più diffusa, la tecnica di questa modificazione corporea consiste nell’incidere la pelle ritardandone la cicatrizzazione con sostanze particolari (più precisamente è chiamata scarificazione) o nell’eseguire punture con l’introduzione di sostanze coloranti nelle ferite. Questa tecnica, che oggi sembra facile da eseguire,è stata resa possibile dal susseguirsi e dall’evolversi di tecniche più svariate e ardue nell’antichità. (Wikipedia)
Origini del tatuaggio
Tatuaggi terapeutici sono stati ritrovati sulla mummia dell’”uomo di Pazyryk” nell’Asia centrale con complicati tatuaggi animali o quello della principessa di Ukok (Mummia dell’Altai) databile intorno al 500 a.C. che rappresenta un animale immaginario (cervo e grifone) di un alto livello artistico, arrivato quasi intatto a noi grazie alla permanenza nel permafrost. Tra le civiltà antiche in cui si sviluppò il tatuaggio fu l’Egitto ma anche l’antica Roma, dove venne vietato dall’imperatore Costantino, a seguito della sua conversione al Cristianesimo. È peraltro da rilevare che, prima che il Cristianesimo divenisse religione lecita e, successivamente religione di Stato, molti cristiani si tatuavano sulla pelle simboli religiosi per marcare la propria identità spirituale.
È inoltre attestata nel Medioevo l’usanza dei pellegrini di tatuarsi con simboli religiosi dei santuari visitati, particolarmente quello di Loreto. Fra i cristiani la pratica del tatuaggio è diffusa fra i copti monofisiti. Col tatuaggio i copti rimarcano la propria identità cristiana, i soggetti sono solitamente la croce copta, la natività e il Santo Mar Corios, martirizzato sotto Diocleziano e rappresentato in sella ad un cavallo con un bambino. La religione ebraica vieta tutti i tatuaggi permanenti, come prescritto del Levitico (Vaikrà) (19, 28). In particolare, l’Ebraismo vieta ogni incisione accompagnata da una marca indelebile di inchiostro o di altro materiale che lasci una traccia permanente. (Wikipedia)
Tecniche di tatuaggio
Gli Inuit usano degli aghi d’osso per far passare attraverso la pelle un filo coperto di fuliggine (la china, che artigianalmente e impropriamente si adopera per lo scopo è in fin dei conti una sospensione acquosa di fuliggine).
Nelle zone oceaniche (Polinesia, Nuova Zelanda) il tatuaggio viene eseguito tramite i denti di un pettine di osso che, fermato all’estremità di una bacchetta (formando così uno strumento di forma simile a un rastrello), e battuto tramite un’altra bacchetta, forano la pelle introducendo il colore, ottenuto quest’ultimo dalla lavorazione della noce di cocco.
I giapponesi, con la tecnica detta tebori, usano sottili aghi metallici e pigmenti, adesso di molti colori, ma che in origine erano rosso, giallo e indaco, oltre al nero in varie gradazioni, e introducono nella pelle sostanze di natura chimica diversa e di colore diverso. La tecnica giapponese prevede che gli aghi, fissati all’estremità di una bacchetta di bambù, che viene fatta scorrere avanti e indietro (di forma simile a un sottile pennello), siano fatti entrare nella pelle obliquamente, con minor violenza rispetto alla tecnica polinesiana, ma comunque in modo abbastanza doloroso. (Wikipedia)