Ormai da molti anni fortunatamente farsi un tatuaggio non è più un tabù e molte persone lo prendono in considerazione magari quando vedono i loro amici o dei loro colleghi di lavoro che se ne sono fatti fare uno o più di uno e quindi gli viene la curiosità almeno rispetto allo studio dei vari stili principali.
Tra l’altro se abbiamo in mente questo progetto non è male studiare all’inizio perché spesso molte persone hanno anche delle paure rispetto alla possibilità di farsi fare un tatuaggio o soprattutto vorrebbero farlo ma non hanno un’idea viste le tante opzioni che ci sono a disposizione e anzi vanno in tilt e vanno in confusione.
Per quanto riguarda i vari stili di tatuaggi ce ne stanno tanti e di sicuro non basta un articolo, però alcuni esempi sono interessanti e parliamo dello stile realistico che si concentra sulla creazione di tatuaggi che sembrano più delle fotografie proprio perché rappresentano delle immagini molto realistiche e richiedono un’abilità molto sopraffina per poter riprodurre sfumature e dettagli.
Così come esistono anche i cosiddetti tatuaggi tribali che sono dei disegni tradizionali di tribù indigene e che hanno un certo livello di fascino.
Oppure ci sono persone che decidono di optare per lo stile cosiddetto old school caratterizzato da linee spesse, colori vivaci e che si concentra su motivi quali rose o teschi o ancore.
O comunque ci sono anche dei professionisti nel settore che sono appassionati di cultura orientale e quindi propongono ai loro clienti i tatuaggi giapponesi conosciuti come Irezumi ed è uno stile influenzato inevitabilmente da quella cultura affascinante e per quanto riguarda i disegni parliamo magari di draghi, di rose, di fiori di ciliegio.
Fino ad arrivare poi a quelle persone o, meglio, che professionisti che optano per mix come quello tradizionale e realistico che si chiama neo-tradizionale e gli esempi non finirebbero mai come dicevamo all’inizio dell’articolo, anche perché si parla di un mondo che è sempre in evoluzione e che comunque non ha limiti rispetto alla creatività e all’ispirazione dei professionisti che vi operano.
Bisogna scegliere con attenzione la zona del nostro corpo che vogliamo farci tatuare
Come dicevamo dal titolo di questa seconda parte e come sicuramente ci spiegherebbero i vari esperti nel settore e quindi un tatuatore professionista per esempio o una tatuatrice, soprattutto quando ci troviamo al primo tatuaggio dobbiamo scegliere con cura non solo lo stile e quindi per una questione estetica, ma dobbiamo scegliere anche con attenzione la zona del corpo che vogliamo fare tatuare e la grandezza del tatuaggio perché sono cose che faranno la differenza.
Ad esempio, non è il massimo falsi tatuare il collo perché la pelle è più sensibile e ci possono essere più fastidi durante il tatuaggio e la stessa cosa la possiamo dire rispetto al palmo delle mani o alla pianta dei piedi.
Fermo restando che poi ogni persona anche da questo punto di vista è un mondo a sé stante, nel senso che per esempio non tutti abbiamo la stessa soglia del dolore.
Link Utili:
Il tatuaggio (derivato dal francese tatouage, a sua volta dal verbo tatouer e questo dal termine anglosassone tattoo, adattamento del samoano tatau) è sia una tecnica di decorazione pittorica corporale dell’uomo, sia la decorazione prodotta con tale tecnica. Tradizionalmente la decorazione è destinata a durare per molto tempo,a volte per sempre, ma in tempi recenti sono state inventate tecniche per realizzare tatuaggi temporanei.
Nella sua forma più diffusa, la tecnica di questa modificazione corporea consiste nell’incidere la pelle ritardandone la cicatrizzazione con sostanze particolari (più precisamente è chiamata scarificazione) o nell’eseguire punture con l’introduzione di sostanze coloranti nelle ferite. Questa tecnica, che oggi sembra facile da eseguire,è stata resa possibile dal susseguirsi e dall’evolversi di tecniche più svariate e ardue nell’antichità. (Wikipedia)
Origini del tatuaggio
Tatuaggi terapeutici sono stati ritrovati sulla mummia dell’”uomo di Pazyryk” nell’Asia centrale con complicati tatuaggi animali o quello della principessa di Ukok (Mummia dell’Altai) databile intorno al 500 a.C. che rappresenta un animale immaginario (cervo e grifone) di un alto livello artistico, arrivato quasi intatto a noi grazie alla permanenza nel permafrost. Tra le civiltà antiche in cui si sviluppò il tatuaggio fu l’Egitto ma anche l’antica Roma, dove venne vietato dall’imperatore Costantino, a seguito della sua conversione al Cristianesimo. È peraltro da rilevare che, prima che il Cristianesimo divenisse religione lecita e, successivamente religione di Stato, molti cristiani si tatuavano sulla pelle simboli religiosi per marcare la propria identità spirituale.
È inoltre attestata nel Medioevo l’usanza dei pellegrini di tatuarsi con simboli religiosi dei santuari visitati, particolarmente quello di Loreto. Fra i cristiani la pratica del tatuaggio è diffusa fra i copti monofisiti. Col tatuaggio i copti rimarcano la propria identità cristiana, i soggetti sono solitamente la croce copta, la natività e il Santo Mar Corios, martirizzato sotto Diocleziano e rappresentato in sella ad un cavallo con un bambino. La religione ebraica vieta tutti i tatuaggi permanenti, come prescritto del Levitico (Vaikrà) (19, 28). In particolare, l’Ebraismo vieta ogni incisione accompagnata da una marca indelebile di inchiostro o di altro materiale che lasci una traccia permanente. (Wikipedia)
Tecniche di tatuaggio
Gli Inuit usano degli aghi d’osso per far passare attraverso la pelle un filo coperto di fuliggine (la china, che artigianalmente e impropriamente si adopera per lo scopo è in fin dei conti una sospensione acquosa di fuliggine).
Nelle zone oceaniche (Polinesia, Nuova Zelanda) il tatuaggio viene eseguito tramite i denti di un pettine di osso che, fermato all’estremità di una bacchetta (formando così uno strumento di forma simile a un rastrello), e battuto tramite un’altra bacchetta, forano la pelle introducendo il colore, ottenuto quest’ultimo dalla lavorazione della noce di cocco.
I giapponesi, con la tecnica detta tebori, usano sottili aghi metallici e pigmenti, adesso di molti colori, ma che in origine erano rosso, giallo e indaco, oltre al nero in varie gradazioni, e introducono nella pelle sostanze di natura chimica diversa e di colore diverso. La tecnica giapponese prevede che gli aghi, fissati all’estremità di una bacchetta di bambù, che viene fatta scorrere avanti e indietro (di forma simile a un sottile pennello), siano fatti entrare nella pelle obliquamente, con minor violenza rispetto alla tecnica polinesiana, ma comunque in modo abbastanza doloroso. (Wikipedia)