Quando parliamo di tattoo o tatuaggio come lo vogliamo chiamare parliamo ormai di un qualcosa di millenario e la possiamo considerare benissimo un’arte perché poi nella storia è sempre stata considerata così, e la stessa consiste come tutti sappiamo nell’inserimento di pigmenti colorati nella pelle che creano un disegno permanente, e una persona se lo fa fare per tanti motivi naturalmente
Adesso nel presente una persona per esempio se lo può far fare per esprimere una parte della propria personalità o per celebrare una persona famosa che ama o magari per farsi scrivere il nome del figlio o del partner che ama o per celebrare un evento, o anche semplicemente per avere una piccola opera d’arte sulla pelle
Ed è chiaro che ci sono tanti stili per quanto riguarda i tatuaggi e ad esempio esistono i tatuaggi giapponesi che hanno una storia molto interessante alle spalle e visto che in senso negativo venivano usate dalle persone che fanno parte della mafia di quel posto che si chiama Yakuza, e addirittura in passato venivano usate come marchio a fuoco per le persone che non rispettavano le regole, e quindi per esempio venivano arrestate
Ma poi possiamo parlare di quello stile che si chiama Blackwork che utilizza solo pigmenti neri per creare disegni molto interessanti o addirittura possiamo parlare anche dello stile realistico che cerca di riprodurre la realtà con molti dettagli e con molte storie da raccontare utilizzando delle tecniche particolari per creare effetti tridimensionali, e sono solo degli esempi
Anche perché è un mondo che non conosce confini per quanto riguarda la creatività se ci pensiamo bene e quindi noi possiamo trovare un tatuatore o una tatuatrice che ha uno stile completamente personale e che ci propone dei disegni molto interessanti che non fanno parte di nessuno stile attuale
Non è facile scegliere un professionista che si occupa di fare tatuaggi
Come dicevamo dal titolo di questa seconda parte poi il punto sarà trovare un tatuatore e soprattutto se paradossalmente viviamo una grande città dove ce ne stanno veramente tanti e fare una selezione e una scrematura non è per niente facile
E quindi è chiaro che dobbiamo considerare alcuni fattori chiave e uno tra questi e l’esperienza e quindi basta andare a guardare le recensioni su internet per capire tutto ciò andando a guardare anche il sito
Così come addirittura se andassimo a parlarci di persona possiamo cercare di capire il livello di igiene che c’è all’interno di quel laboratorio e quindi dobbiamo assicurarci soprattutto che il professionista utilizzi degli aghi sterili e che la stanza di lavoro sia completamente Igienizzata e salubre altrimenti rischiamo delle infezioni
Poi è chiaro che andremo a guardare anche il portfolio di questo professionista o di questa professionista per capire la qualità dei disegni
Oltre al fatto che naturalmente è anche importante vedere i costi che ha, perché magari può essere un costo troppo alto rispetto a quello che ci possiamo permettere, e dobbiamo capire se scatta una certa alchimia che quella è sempre fondamentale.
Link Utili:
Il tatuaggio (derivato dal francese tatouage, a sua volta dal verbo tatouer e questo dal termine anglosassone tattoo, adattamento del samoano tatau) è sia una tecnica di decorazione pittorica corporale dell’uomo, sia la decorazione prodotta con tale tecnica. Tradizionalmente la decorazione è destinata a durare per molto tempo,a volte per sempre, ma in tempi recenti sono state inventate tecniche per realizzare tatuaggi temporanei.
Nella sua forma più diffusa, la tecnica di questa modificazione corporea consiste nell’incidere la pelle ritardandone la cicatrizzazione con sostanze particolari (più precisamente è chiamata scarificazione) o nell’eseguire punture con l’introduzione di sostanze coloranti nelle ferite. Questa tecnica, che oggi sembra facile da eseguire,è stata resa possibile dal susseguirsi e dall’evolversi di tecniche più svariate e ardue nell’antichità. (Wikipedia)
Origini del tatuaggio
Tatuaggi terapeutici sono stati ritrovati sulla mummia dell’”uomo di Pazyryk” nell’Asia centrale con complicati tatuaggi animali o quello della principessa di Ukok (Mummia dell’Altai) databile intorno al 500 a.C. che rappresenta un animale immaginario (cervo e grifone) di un alto livello artistico, arrivato quasi intatto a noi grazie alla permanenza nel permafrost. Tra le civiltà antiche in cui si sviluppò il tatuaggio fu l’Egitto ma anche l’antica Roma, dove venne vietato dall’imperatore Costantino, a seguito della sua conversione al Cristianesimo. È peraltro da rilevare che, prima che il Cristianesimo divenisse religione lecita e, successivamente religione di Stato, molti cristiani si tatuavano sulla pelle simboli religiosi per marcare la propria identità spirituale.
È inoltre attestata nel Medioevo l’usanza dei pellegrini di tatuarsi con simboli religiosi dei santuari visitati, particolarmente quello di Loreto. Fra i cristiani la pratica del tatuaggio è diffusa fra i copti monofisiti. Col tatuaggio i copti rimarcano la propria identità cristiana, i soggetti sono solitamente la croce copta, la natività e il Santo Mar Corios, martirizzato sotto Diocleziano e rappresentato in sella ad un cavallo con un bambino. La religione ebraica vieta tutti i tatuaggi permanenti, come prescritto del Levitico (Vaikrà) (19, 28). In particolare, l’Ebraismo vieta ogni incisione accompagnata da una marca indelebile di inchiostro o di altro materiale che lasci una traccia permanente. (Wikipedia)
Tecniche di tatuaggio
Gli Inuit usano degli aghi d’osso per far passare attraverso la pelle un filo coperto di fuliggine (la china, che artigianalmente e impropriamente si adopera per lo scopo è in fin dei conti una sospensione acquosa di fuliggine).
Nelle zone oceaniche (Polinesia, Nuova Zelanda) il tatuaggio viene eseguito tramite i denti di un pettine di osso che, fermato all’estremità di una bacchetta (formando così uno strumento di forma simile a un rastrello), e battuto tramite un’altra bacchetta, forano la pelle introducendo il colore, ottenuto quest’ultimo dalla lavorazione della noce di cocco.
I giapponesi, con la tecnica detta tebori, usano sottili aghi metallici e pigmenti, adesso di molti colori, ma che in origine erano rosso, giallo e indaco, oltre al nero in varie gradazioni, e introducono nella pelle sostanze di natura chimica diversa e di colore diverso. La tecnica giapponese prevede che gli aghi, fissati all’estremità di una bacchetta di bambù, che viene fatta scorrere avanti e indietro (di forma simile a un sottile pennello), siano fatti entrare nella pelle obliquamente, con minor violenza rispetto alla tecnica polinesiana, ma comunque in modo abbastanza doloroso. (Wikipedia)