Occuparsi dei tatuaggi disegni significa probabilmente che è una persona ha deciso di fare un tatuaggio perché molte altre ce l’hanno fatto e possono essere amici o parenti con i quali si è parlato e che magari hanno condiviso la loro esperienza.
Partendo dal fatto per esempio che chi ha questo desiderio a un certo punto è come se considerasse il suo corpo come un foglio dove imprimere le immagini che si possono definire artistiche,appunto perché parliamo di disegni.
Volendo fare un esempio più concreto parliamo di un concetto che semplificherà quando si parlerà di watercolor tattoo cioè una modalità di esecuzione che spopola da un po’ per via dell’effetto finale, assolutamente notevole, per chi deciderà di sottoporsi a questa tecnica.
In generale teniamo presente che bisogna stare molto attenti quando si sceglie un tatuaggio, visto che comunque,specialmente se parliamo di uno permanente, si tratterà di un’ immagine che rimarrà sempre impressa sulla pelle per tutta la propria vita.
Chiaramente a qualcuno a questo punto potremmo obiettare che ci sono tecniche con il laser per rimuovere i tatuaggi o per sovrascrivere con un’altra immagine. Però in ogni caso si parla di trattamenti che sono abbastanza dolorosi, tenendo presente che ovviamente il desiderio di partenza è sempre quello di tenere quei tatuaggi, per poi ritoccare successivamente e quindi bisognerebbe concentrarsi solo su questo aspetto.
Per quanto riguarda la tecnica a cui ci riferiamo prima cioè quella del watercolor si può dire che in genere andrà a riprodurre l’effetto finale dell’acquerello come un tatuaggio colorato che viene eseguito con una tecnica che renderà l’immagine delicata:ma è per questo che spesso piace alle donne che hanno voglia di un tatuaggio.
Però visto che si tratta di un tatuaggio particolare bisogna trovare qualcuno di professionale molto valido perché non è detto che tutti i tatuatori riusciranno a farlo perché c’è bisogno di qualcuno che sia molto preparato
Esso partirà da un soggetto che sarà in versione stilizzata per poi andare a personalizzarlo con tutta una serie di schizzi di colore che dovranno riempire l’immagine come se fosse un quadro impressionista.
Alcune cose da considerare per chi decide di farsi questo tatuaggio
La prima cosa che bisogna sapere in questi casi che non tutte le persone hanno i requisiti e sono idonei per essere valorizzati da un tatuaggio che viene fatto con questa tecnica, tenendo presente in questi casi di solito un professionista sceglie disegni astratti o fumettistici come scritte, fiori animali e paesaggi, giusto per fare esempi di soggetti che potrebbero essere idonei.
Possiamo quindi dire che è il disegno sarà come una sorta di schizzo che vedrà come protagonista l’utilizzo del colore più che la linea stessa perché comunque c’erano le sfumature a definire l’identità dell’immagine
Quindi la bravura del tatuatore sarà proprio nel cercare di trovare giochi di sfumature che renderanno quell’immagine dinamica e vitale.
Proprio perché è risaputo degli esperti che i soggetti chiamano questo stile vorranno avere un tatuaggio dinamico e vitale, che trasmetta una sorta di gioia di vivere.
Link Utili:
Il tatuaggio (derivato dal francese tatouage, a sua volta dal verbo tatouer e questo dal termine anglosassone tattoo, adattamento del samoano tatau) è sia una tecnica di decorazione pittorica corporale dell’uomo, sia la decorazione prodotta con tale tecnica. Tradizionalmente la decorazione è destinata a durare per molto tempo,a volte per sempre, ma in tempi recenti sono state inventate tecniche per realizzare tatuaggi temporanei.
Nella sua forma più diffusa, la tecnica di questa modificazione corporea consiste nell’incidere la pelle ritardandone la cicatrizzazione con sostanze particolari (più precisamente è chiamata scarificazione) o nell’eseguire punture con l’introduzione di sostanze coloranti nelle ferite. Questa tecnica, che oggi sembra facile da eseguire,è stata resa possibile dal susseguirsi e dall’evolversi di tecniche più svariate e ardue nell’antichità. (Wikipedia)
Origini del tatuaggio
Tatuaggi terapeutici sono stati ritrovati sulla mummia dell’”uomo di Pazyryk” nell’Asia centrale con complicati tatuaggi animali o quello della principessa di Ukok (Mummia dell’Altai) databile intorno al 500 a.C. che rappresenta un animale immaginario (cervo e grifone) di un alto livello artistico, arrivato quasi intatto a noi grazie alla permanenza nel permafrost. Tra le civiltà antiche in cui si sviluppò il tatuaggio fu l’Egitto ma anche l’antica Roma, dove venne vietato dall’imperatore Costantino, a seguito della sua conversione al Cristianesimo. È peraltro da rilevare che, prima che il Cristianesimo divenisse religione lecita e, successivamente religione di Stato, molti cristiani si tatuavano sulla pelle simboli religiosi per marcare la propria identità spirituale.
È inoltre attestata nel Medioevo l’usanza dei pellegrini di tatuarsi con simboli religiosi dei santuari visitati, particolarmente quello di Loreto. Fra i cristiani la pratica del tatuaggio è diffusa fra i copti monofisiti. Col tatuaggio i copti rimarcano la propria identità cristiana, i soggetti sono solitamente la croce copta, la natività e il Santo Mar Corios, martirizzato sotto Diocleziano e rappresentato in sella ad un cavallo con un bambino. La religione ebraica vieta tutti i tatuaggi permanenti, come prescritto del Levitico (Vaikrà) (19, 28). In particolare, l’Ebraismo vieta ogni incisione accompagnata da una marca indelebile di inchiostro o di altro materiale che lasci una traccia permanente. (Wikipedia)
Tecniche di tatuaggio
Gli Inuit usano degli aghi d’osso per far passare attraverso la pelle un filo coperto di fuliggine (la china, che artigianalmente e impropriamente si adopera per lo scopo è in fin dei conti una sospensione acquosa di fuliggine).
Nelle zone oceaniche (Polinesia, Nuova Zelanda) il tatuaggio viene eseguito tramite i denti di un pettine di osso che, fermato all’estremità di una bacchetta (formando così uno strumento di forma simile a un rastrello), e battuto tramite un’altra bacchetta, forano la pelle introducendo il colore, ottenuto quest’ultimo dalla lavorazione della noce di cocco.
I giapponesi, con la tecnica detta tebori, usano sottili aghi metallici e pigmenti, adesso di molti colori, ma che in origine erano rosso, giallo e indaco, oltre al nero in varie gradazioni, e introducono nella pelle sostanze di natura chimica diversa e di colore diverso. La tecnica giapponese prevede che gli aghi, fissati all’estremità di una bacchetta di bambù, che viene fatta scorrere avanti e indietro (di forma simile a un sottile pennello), siano fatti entrare nella pelle obliquamente, con minor violenza rispetto alla tecnica polinesiana, ma comunque in modo abbastanza doloroso. (Wikipedia)