Di sicuro saranno molte le persone che leggeranno con interesse un articolo che parla di tatuaggio natura e in realtà sono persone interessate in generale al mondo dei tatuaggi che sappiamo essere una forma di espressione artistica che ha radici molto antiche e in tutte le culture.
Tecnicamente parlando un tatuaggio è un disegno permanente che viene applicato in una parte del corpo e ci sono persone che ne hanno tanti tatuaggi in varie parti del corpo di diverse grandezze e soprattutto di diversi stili.
Comunque in generale gli stessi possono avere tanti significati personali, simbolici e culturali e ad esempio per quanto riguarda il tatuaggio connesso alla natura sappiamo che quest’ultima può offrire tante ispirazioni ai tatuatori e alle tatuatrici considerando che c’è una vasta gamma di elementi che possono essere rappresentati e parliamo di animali, paesaggi, piante e fiori e altri simboli naturali e sempre possono avere dei significati molto profondi, ma soprattutto poi ci sono persone che semplicemente li scelgono per la loro parte estetica.
A differenza di chi invece vuole farsi fare un tatuaggio naturale semplicemente perché vuole una connessione con quel mondo naturale e magari i fiori possono rappresentare libertà, rinascita o amore dipendendo poi dal fiore che abbiamo scelto.
Mentre se parliamo degli animali gli stessi possano rappresentare una caratteristica che vogliamo incarnare oppure possiamo pensare a chi si è fatta tatuare il suo cane o il suo gatto portando le foto al professionista di riferimento.
Di certo la natura offre una vasta gamma di forme e anche di colore e le idee non mancheranno e anzi semmai il pericolo potrebbe essere che una persona si confonde, viste le tante opzioni a disposizione in primis quando si parla del primo tatuaggio.
Anche perché come dicevamo all’inizio poi a parte scegliere il disegno ci sono anche vari stili come per esempio il realismo, l’Old School, il neo-tradizionale, oppure ci sono persone che vogliono optare per il cosiddetto tatuaggio lettering che non riguarda dei disegni, ma riguarda di chi vuole farsi tatuare delle scritte magari con il nome di un figlio o di una figlia.
Bisogna pensarci bene prima di farsi fare un tatuaggio
Come dicevamo dal titolo di questa seconda parte l’importante è la parte nostra è pensarci mille volte prima di farci fare un tatuaggio e quindi dobbiamo prenderci del tempo per riflettere su design che vogliamo scegliere e anche sul significato e sull’impatto nella nostra vita quotidiana.
Ma soprattutto dobbiamo scegliere un professionista affidabile che lavori in un ambiente igienico e questo significa che dovrà utilizzare strumenti puliti e sicuri e soprattutto dovrà utilizzare degli attrezzi sterilizzati.
Poi ci sono persone che comunque decidono di rimuovere un tatuaggio e una soluzione può riguardare un trattamento laser ad alta intensità che serve a rompere i pigmenti del tatuaggio e consente al sistema immunitario di eliminare gradualmente lo stesso.
Chiaramente serviranno varie sedute e ci sono persone che invece opteranno per la dermoabrasione che utilizza una spazzola rotante per rimuovere lo strato superiore della pelle insieme ai pigmenti del tatuaggio.
Link Utili:
Il tatuaggio (derivato dal francese tatouage, a sua volta dal verbo tatouer e questo dal termine anglosassone tattoo, adattamento del samoano tatau) è sia una tecnica di decorazione pittorica corporale dell’uomo, sia la decorazione prodotta con tale tecnica. Tradizionalmente la decorazione è destinata a durare per molto tempo,a volte per sempre, ma in tempi recenti sono state inventate tecniche per realizzare tatuaggi temporanei.
Nella sua forma più diffusa, la tecnica di questa modificazione corporea consiste nell’incidere la pelle ritardandone la cicatrizzazione con sostanze particolari (più precisamente è chiamata scarificazione) o nell’eseguire punture con l’introduzione di sostanze coloranti nelle ferite. Questa tecnica, che oggi sembra facile da eseguire,è stata resa possibile dal susseguirsi e dall’evolversi di tecniche più svariate e ardue nell’antichità. (Wikipedia)
Origini del tatuaggio
Tatuaggi terapeutici sono stati ritrovati sulla mummia dell’”uomo di Pazyryk” nell’Asia centrale con complicati tatuaggi animali o quello della principessa di Ukok (Mummia dell’Altai) databile intorno al 500 a.C. che rappresenta un animale immaginario (cervo e grifone) di un alto livello artistico, arrivato quasi intatto a noi grazie alla permanenza nel permafrost. Tra le civiltà antiche in cui si sviluppò il tatuaggio fu l’Egitto ma anche l’antica Roma, dove venne vietato dall’imperatore Costantino, a seguito della sua conversione al Cristianesimo. È peraltro da rilevare che, prima che il Cristianesimo divenisse religione lecita e, successivamente religione di Stato, molti cristiani si tatuavano sulla pelle simboli religiosi per marcare la propria identità spirituale.
È inoltre attestata nel Medioevo l’usanza dei pellegrini di tatuarsi con simboli religiosi dei santuari visitati, particolarmente quello di Loreto. Fra i cristiani la pratica del tatuaggio è diffusa fra i copti monofisiti. Col tatuaggio i copti rimarcano la propria identità cristiana, i soggetti sono solitamente la croce copta, la natività e il Santo Mar Corios, martirizzato sotto Diocleziano e rappresentato in sella ad un cavallo con un bambino. La religione ebraica vieta tutti i tatuaggi permanenti, come prescritto del Levitico (Vaikrà) (19, 28). In particolare, l’Ebraismo vieta ogni incisione accompagnata da una marca indelebile di inchiostro o di altro materiale che lasci una traccia permanente. (Wikipedia)
Tecniche di tatuaggio
Gli Inuit usano degli aghi d’osso per far passare attraverso la pelle un filo coperto di fuliggine (la china, che artigianalmente e impropriamente si adopera per lo scopo è in fin dei conti una sospensione acquosa di fuliggine).
Nelle zone oceaniche (Polinesia, Nuova Zelanda) il tatuaggio viene eseguito tramite i denti di un pettine di osso che, fermato all’estremità di una bacchetta (formando così uno strumento di forma simile a un rastrello), e battuto tramite un’altra bacchetta, forano la pelle introducendo il colore, ottenuto quest’ultimo dalla lavorazione della noce di cocco.
I giapponesi, con la tecnica detta tebori, usano sottili aghi metallici e pigmenti, adesso di molti colori, ma che in origine erano rosso, giallo e indaco, oltre al nero in varie gradazioni, e introducono nella pelle sostanze di natura chimica diversa e di colore diverso. La tecnica giapponese prevede che gli aghi, fissati all’estremità di una bacchetta di bambù, che viene fatta scorrere avanti e indietro (di forma simile a un sottile pennello), siano fatti entrare nella pelle obliquamente, con minor violenza rispetto alla tecnica polinesiana, ma comunque in modo abbastanza doloroso. (Wikipedia)