Ci sono molte persone che dopo aver pensato per tanto tempo alla possibilità di farsi un tatuaggio piccolo finalmente si sono decise a prendere la situazione in mano e andare a parlare con i vari professionisti nel settore per iniziare almeno ad avere delle informazioni preliminari e capire il da farsi.
Non è strano che molte persone soprattutto quando si trovano al loro primo tatuaggio decidono di optare per un disegno più piccolo e quindi vogliono evitare di iniziare magari come quelle persone che hanno un tatuaggio che gli copre l’intera schiena e questo è anche comprensibile.
Non che ci siano delle regole precise né dal punto di vista estetico, né dal punto di vista della scelta dello stile venne dal punto di vista della grandezza, ma in questo caso nello specifico potremmo parlare di quelle persone che magari avendo paura di sentire dolore non vogliono stare troppe ore, perché si vogliono far tatuare un disegno troppo grande.
Anche se poi c’è sempre da dire quanto si parla di tatuaggi a prescindere dallo stile che decidiamo di scegliere e ci sono persone che per esempio potrebbero optare per un tatuaggio orientale o per un tatuaggio tribale, o per un tatuaggio cosiddetto realista e sono solo degli esempi, e in ogni caso la soglia del dolore è diversa tra una persona e un’altra e quindi non si possono dare delle statistiche precise.
Oltre al fatto che dobbiamo sempre considerare che tutto dipende molto anche dai professionisti ai quali ci rivolgiamo e ci sono persone che hanno un talento superiore e che possono avere anche delle tariffe più alte, però ci danno una garanzia da tutti i punti di vista sia rispetto ai risultati e sia rispetto al processo che riguarda l’esecuzione di questo tatuaggio.
Questo significa che ci danno delle garanzie che hanno a che vedere con il rispetto delle procedure igieniche, che è sempre un qualcosa da tenere in considerazione e questo significa sterilizzare gli strumenti e stare attenti per evitare delle infezioni.
Quando c’è da farsi fare un tatuaggio piccolo gli unici limiti riguardano la nostra creatività
Come dicevamo dal titolo di questa seconda parte quando dobbiamo farci fare un tatuaggio piccolo ci sono pochi limiti rispetto ai disegni e sono appunto limiti che riguardano la nostra creatività e ispirazione e anche quella del professionista o della professionista che abbiamo scelto.
Ad esempio, ci sono persone che come prima tatuaggio vorranno un tatuaggio giapponese o quel tatuaggio che si chiama lettering e che riguarda quelle persone che si fanno tatuare delle scritte magari con il nome del figlio per fare un esempio.
L’importante sarà stanziare un budget con un certo anticipo in modo che poi quando andiamo a parlare con i vari professionisti sappiamo quanto possiamo spendere e a quel punto anche loro sapranno darci dei consigli su un tatuaggio da fare.
Così come ci sapranno dare dei consigli su quale zona del corpo tatuarlo, almeno che già noi non abbiamo le idee chiare da quel punto di vista.
Link Utili:
Il tatuaggio (derivato dal francese tatouage, a sua volta dal verbo tatouer e questo dal termine anglosassone tattoo, adattamento del samoano tatau) è sia una tecnica di decorazione pittorica corporale dell’uomo, sia la decorazione prodotta con tale tecnica. Tradizionalmente la decorazione è destinata a durare per molto tempo,a volte per sempre, ma in tempi recenti sono state inventate tecniche per realizzare tatuaggi temporanei.
Nella sua forma più diffusa, la tecnica di questa modificazione corporea consiste nell’incidere la pelle ritardandone la cicatrizzazione con sostanze particolari (più precisamente è chiamata scarificazione) o nell’eseguire punture con l’introduzione di sostanze coloranti nelle ferite. Questa tecnica, che oggi sembra facile da eseguire,è stata resa possibile dal susseguirsi e dall’evolversi di tecniche più svariate e ardue nell’antichità. (Wikipedia)
Origini del tatuaggio
Tatuaggi terapeutici sono stati ritrovati sulla mummia dell’”uomo di Pazyryk” nell’Asia centrale con complicati tatuaggi animali o quello della principessa di Ukok (Mummia dell’Altai) databile intorno al 500 a.C. che rappresenta un animale immaginario (cervo e grifone) di un alto livello artistico, arrivato quasi intatto a noi grazie alla permanenza nel permafrost. Tra le civiltà antiche in cui si sviluppò il tatuaggio fu l’Egitto ma anche l’antica Roma, dove venne vietato dall’imperatore Costantino, a seguito della sua conversione al Cristianesimo. È peraltro da rilevare che, prima che il Cristianesimo divenisse religione lecita e, successivamente religione di Stato, molti cristiani si tatuavano sulla pelle simboli religiosi per marcare la propria identità spirituale.
È inoltre attestata nel Medioevo l’usanza dei pellegrini di tatuarsi con simboli religiosi dei santuari visitati, particolarmente quello di Loreto. Fra i cristiani la pratica del tatuaggio è diffusa fra i copti monofisiti. Col tatuaggio i copti rimarcano la propria identità cristiana, i soggetti sono solitamente la croce copta, la natività e il Santo Mar Corios, martirizzato sotto Diocleziano e rappresentato in sella ad un cavallo con un bambino. La religione ebraica vieta tutti i tatuaggi permanenti, come prescritto del Levitico (Vaikrà) (19, 28). In particolare, l’Ebraismo vieta ogni incisione accompagnata da una marca indelebile di inchiostro o di altro materiale che lasci una traccia permanente. (Wikipedia)
Tecniche di tatuaggio
Gli Inuit usano degli aghi d’osso per far passare attraverso la pelle un filo coperto di fuliggine (la china, che artigianalmente e impropriamente si adopera per lo scopo è in fin dei conti una sospensione acquosa di fuliggine).
Nelle zone oceaniche (Polinesia, Nuova Zelanda) il tatuaggio viene eseguito tramite i denti di un pettine di osso che, fermato all’estremità di una bacchetta (formando così uno strumento di forma simile a un rastrello), e battuto tramite un’altra bacchetta, forano la pelle introducendo il colore, ottenuto quest’ultimo dalla lavorazione della noce di cocco.
I giapponesi, con la tecnica detta tebori, usano sottili aghi metallici e pigmenti, adesso di molti colori, ma che in origine erano rosso, giallo e indaco, oltre al nero in varie gradazioni, e introducono nella pelle sostanze di natura chimica diversa e di colore diverso. La tecnica giapponese prevede che gli aghi, fissati all’estremità di una bacchetta di bambù, che viene fatta scorrere avanti e indietro (di forma simile a un sottile pennello), siano fatti entrare nella pelle obliquamente, con minor violenza rispetto alla tecnica polinesiana, ma comunque in modo abbastanza doloroso. (Wikipedia)